I bambini crescono con un immaginario fortemente nutrito dai media e dalle nuove tecnologie. Questo percorso propone agli insegnanti alcuni strumenti per sostenere la narrazione, la voglia di inventare storie nei bambini e con i bambini.
Le storie permettono di dare forma al mondo: quando nascono spontaneamente dai bambini ne intercettano vissuti e esperienze, modi di vedere e capire la realtà, relazioni tra gli elementi.
Abbiamo chiesto ad Alessandro Sanna di proporre una nuova versione di Pinocchio che potesse essere un gioco di ombre e di segni. Le ombre proiettate contro la parete o su un foglio di carta da pacco incantano i bambini e li divertono perché c’è molta ironia in questi personaggi noti a tutti ma spesso in modo stereotipato (la vecchia storia della balena disneyana, il nostro amato pescatore verde…) che si prestano a diventare protagonisti di sempre nuove storie. Bruno Munari aveva ideato un laboratorio “dal segno al disegno”; Alberto Manzi si divertiva nel fare scarabocchi sui fogli chiedendo poi ai bambini di proseguire il disegno. Per Okkio Pin Alessandro Sanna ha immaginato i suoi personaggi usando dei segni, stampati in rilievo che, catturati con la tecnica del frottage, diventano un segno d’artista per nuovi disegni dei bambini.
Mario Ma invece è un foglio di adesivi riposizionabili, un omaggio alle sumi-e orientali. Posizionati sulle finestre luminose delle aule scolastiche giocano con il paesaggio esterno alla scuola: uno spazzacamino potrà davvero camminare sul tetto, gli uccellini si raccontano storie sui fili della luce ma possono esserci anche tartarughe volanti o insetti giganti. Trasformare la realtà, usando la fantasia, è capacità degli scienziati, dei poeti e dei bambini: noi vorremmo cullarla facendola diventare un grande gioco collettivo. Le ombre proiettate sul pavimento della scuola diventano oggetto di osservazione, forme che si spostano, spessori immensurabili.
Gianni Erre è un omaggio a Gianni Rodari. Le marionette di stoffa possono essere cucite dai bambini, il teatro a oblò può essere messo a parete e diventare uno spazio del racconto libero: a ricreazione, bambini e bambine possono usare le loro marionette per inventare nuove storie, nei percorsi di lettura più strutturati possono essere usate per drammatizzare storie. Prima fra tutte, “Zoo di storie e di versi” che queste marionette le ha ispirate.
Awilda Wik nasce da una leggenda che mi fu raccontata in un museo vichingo in Danimarca. Siamo nel V secolo dopo Cristo e Awilda, figlia del Re di Svezia dovrebbe andare in sposa al figlio del Re di Danimarca. Ma lei si rifiuta: sogna di fare la piratessa, vorrebbe una ciurma di sole donne. E la leggenda racconta che il padre la lasciò partire, con quella ciurma al femminile, e che lei diventò una delle più terribili e temibili in mare. Il Re di Danimarca non poteva accettare che i suoi galeoni pieni d’oro non arrivassero più al porto. Quella giovane andava fermata e chiese al figlio di farlo. I due si affrontarono in mare, con lealtà e coraggio. La leggenda ci dice solo che finirono per innamorarsi e per sposarsi, non più per dovere reale, ma per la stima che entrambi scoprirono di nutrire per l’altro.
Niente orfanelle che sognano di essere salvate da un principe, niente principi che non hanno nulla da fare se non vagare a cavallo. Il diritto di sognare qualsiasi futuro, la libertà di trovare la propria strada, di costruire la propria immagine di sé ci sono sembrati buoni motivi per trasformare questa leggenda in personaggi trasparenti, con ombre poetiche, delicate e inaspettate perché i bambini possano continuare a inventare storie capaci di dare senso al loro mondo.
Se poi a scuola ci fosse un’aula che può diventare un grande teatro delle ombre, noi abbiamo immaginato di mettere al centro, agganciato al soffitto, un galeone di plessi colorato e trasparente che possa dare la scusa ad ogni bambino per inventare una storia, o per lavorare su storie collettive. I galeoni volanti lasciano volare la fantasia. Basta una pila e Francis Di.
